Le cose che restano di Jenny Offill

Buongiorno e buona settimana, siamo già quasi alla fine di aprile e vi preannuncio che le recensioni da recuperare stanno finendo, finalmente potrete leggere qualcosa di nuovo qui sul blog. In questa settimana pubblicherò la recensione di un libro che ho finito di leggere pochi giorni fa, mentre la settimana prossima la faranno da padroni un post dedicato agli ultimi acquisti (sulle stories di Instagram potete già averne un assaggio, se volete) e il recap delle letture di questo mese con annessa TBR per il mese di maggio.
Ma ora vorrei dedicarmi totalmente al libro di cui vorrei parlarvi oggi. Una lettura complessa e sicuramente non adatta a tutti, che io ho trovato meravigliosa e ricca di spunti di riflessione.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate di questo libro e se per caso avete letto qualcos'altro della stessa autrice.


Avevo questo libro in wishlist da moltissimo tempo e per il mio compleanno mi è stato regalato da Veronica, con la richiesta di "leggerlo quasi subito". Direi che sono stata brava ed ho rispettato abbastanza questa richiesta, visto che mi è arrivato alla fine di dicembre.

Venendo al libro e al suo contenuto, non potrei essere più soddisfatta di così, inizialmente ero stata colpita dalla copertina (quelle di NN editore sono quasi tutte delle meraviglie) ed ovviamente dalla trama, ma era passato molto tempo dalla "folgorazione" e la mia attenzione verso di esso era leggermente calata, diminuendo di riflesso le mie aspettative. È il secondo libro letto nel 2018 che mi sorprende in modo piacevolissimo.

La storia è narrata da Grace una bambina di otto anni con una famiglia davvero stramba. Madre e padre si contrappongono con una visione della vita fatta di racconti, storie e miti per la madre; e visione più scientifica, pratica e disillusa per il padre. Pensate che confusione doveva regnare nella testa di Grace, ed infatti questo caos viene fuori a tratti nella trama e nei pensieri della protagonista, perché in alcuni momenti Grace pensa con la testa della madre, in altri con quella del padre e nemmeno lei sa a chi dar ragione, così ogni tanto da ragione ad una e ogni tanto all'altro; alcune volte le menzogne le sembrano realtà, altre volte il contrario e altre volte ancora sogna, spera e desidera cose irrealizzabili o cose tangibili e reali.
Tutto il libro è costellato di questi aneddoti scientifici e non, spesso leggiamo "la mamma mi disse" (in questo caso è preponderante la parte materna) o "il papà mi disse" e soprattutto dai racconti della madre vengono fuori metafore che si possono collegare alla vita, al mondo, all'umanità, ai sentimenti e via dicendo; metafore davvero azzeccate che fanno riflettere il lettore sia durante la stessa lettura che dopo, nel momento in cui si chiude il libro per fare altro.

Da lettrice ho vissuto questa lettura con grande attenzione e ispirazione, perché inizialmente si viene colpiti dal mondo colorato, vibrante e "magico", poi ci si accorge che oltre ai colori esistono le ombre e l'oscurità che compaiono piano piano in una scena che sembra tutto fuorché oscurità, lasciando nel lettore la stessa amarezza e tristezza che si sentono nella narrazione della protagonista.
Perché se il libro è raccontato da una bambina di otto anni, leggendo si ha come la sensazione che in realtà questa bimba di otto anni sia diventata adulta e racconti a noi lettori alcuni ricordi della sua infanzia, perché in fondo si percepiscono sofferenza, tristezza e tanta nostalgia.
Lo stile della Offill è delicato e genuino, riesce a raccontare questa storia con il suo personale stile, riesce a renderla incantevole e ricca di spunti di riflessione nascosti, perché questa non è una storia immediata, che scopre subito tutte le sue carte, ma una di quelle che permette ad ogni lettore di usare la sua testa e il suo cuore, permette di sentirsi più vicini ad un concetto piuttosto che un altro e soprattutto permette di scavare a fondo tra metafore e aneddoti che nascondono un mondo dentro di loro.
Il finale mi ha stravolta, perché come per alcune parti precedenti ad esso, non è di immediata comprensione...ma dopo aver fatto passare un giorno ho riaperto il libro ed ho guardato le ultime righe a bocca spalancata, perché era totalmente inaspettato e decisamente azzeccato e originale, come modo di concludere questo libro splendido; inoltre c'è da considerare che questo è stato il romanzo d'esordio della Offill e sicuramente denota una grande capacità narrativa e un grande stile originale e unico, che riescono subito a farla emergere come una futura grande scrittrice.

Letto dal 09 gennaio 2018 al 12 gennaio 2018
★★★★★



Info sul libro:

Titolo: Le cose che restano
Autore: Jenny Offill
Traduttore: Gioia Guerzoni
Casa editrice: NN Editore
Pagine: 235
Prezzo: 17.00 €

Trama:
Il padre di Grace crede nella scienza e costruisce per la figlia una casa di bambole con luci che si accendono davvero. La madre di Grace le racconta leggende africane e trascrive la storia dell’universo in una stanza dalle pareti dipinte di nero. Grace ha otto anni e la sua vita è come un labirinto da cui si diramano sentieri per altri mondi, fatti di numeri e fiabe, assurdità e meraviglie: ma poco alla volta anche quei mondi sbiadiscono, e la sua famiglia si disgrega. Grace è costretta a scegliere tra i propri genitori vulnerabili, diversissimi, pieni di difetti, e per farlo deve lasciare la sua casa nel Vermont e spingersi fino alle strade allagate di New Orleans, al deserto del Nevada, in un viaggio drammatico e fiabesco. Con la stessa poesia e intelligenza feroce di Sembrava una felicità, Jenny Offill tesse il racconto di una bambina che vuole ardentemente capire la differenza tra verità, menzogna e speranza. Un romanzo che parla del confine sottile tra futuro e passato, il filo d’acciaio del presente su cui camminiamo come funamboli.

Commenti

Post più popolari